CNR – eyes wide shut

Oggi si è tenuta una assemblea indetta dal presidente del CNR per la discussione del nuovo statuto dell’Ente. Aperta a tutti gli istituti ed a tutti i ricercatori (fatto inedito che ha incredibilmente incluso anche i “precari”), ci ha permesso di sfruttare l’occasione per portare avanti le nostre rivendicazioni e forzare il presidente ad indire una assemblea mirata esclusivamente al tema del piano delle assunzioni.

L’obiettivo è stato raggiunto solo in parte.

Questo il documento distribuito e letto a più riprese durante l’assemblea.

“Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è Ente pubblico nazionale con il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese. Un obiettivo che l’Ente vuole perseguire […] alla luce di una missione ambiziosa: rappresentare una risorsa da valorizzare per lo sviluppo socio – economico del Paese. Alla base, il convincimento che l’attività di ricerca e sviluppo, determinante per la competitività del sistema economico nazionale, possa generare nuova occupazione, maggior benessere e maggiore coesione sociale.”

Quello che dobbiamo chiederci oggi è se questa missione ambiziosa sia o meno perseguita con gli strumenti di cui si dispone. La nostra sensazione è che l’intero Ente sia oggi compromesso da una politica sciagurata di tagli e che la pianificazione che sarà assunta per i prossimi anni potrebbe provare a portarlo fuori dalle secche in cui si trova oppure avviarlo definitivamente verso un triste declino.

La nuova finanziaria sfrutta la crisi economica per azzerare le già scarse risorse di cui questo Ente disponeva: un fenomeno accentuato da una visione miserabile della ricerca, della scienza e della cultura in generale come forme di spesa parassitaria per lo Stato, senza alcun ritorno economico spendibile. Sappiamo bene quanto sia miope questa posizione, e pensiamo al contrario che sia necessario sfruttare questo momento per rilanciare, dimostrando la forza di questo Ente e la sua importanza cruciale. Purtroppo il piano di assunzioni che da qualche settimana circola tra gli Istituti, prima come voce di corridoio e poi con dati più precisi, si muove invece nella direzione del cercare di “tirare a campare”.

In un momento di scarsità di risorse si è infatti pensato che la direzione da intraprendere fosse quella di ampliare il numero di dirigenti e primi ricercatori, che avrebbero basato inevitabilmente la loro capacità di azione e intervento sulla abilità di costruire gruppi di ricerca composti esclusivamente (o quasi) da ricercatori con contratti a termine, assegnisti o, in casi “fortunati”, TD.

Tutto ciò si fonda sull’errata convinzione che noi “ricercatori precari”, con anni di esperienza all’attivo e un’ampia competenza e produzione scientifica, saremmo disposti a contribuire alla ricchezza scientifica dell’Ente a qualsiasi costo. La realtà è che questo è il modo più efficace per convincerci a cambiare lavoro o emigrare.

La retorica non è efficace quanto i dati concreti (probabilmente presto resi anche peggiori dai tagli imposti dalla manovra finanziaria):

Tipologia contratto —– Pianificazione 2010/2012 —– Pianta Organica Aprile 2010
Ricercatore III Livello                     196                                                   2355
Primo Ricercatore                          104                                                    908
Dirigente di ricerca                          61                                                     334
Tecnologo III Livello                       120                                                    294
Primo Tecnologo                              6                                                       82
Dirigente Tecnologo                         6                                                       37
Tecnico e Amministrativo               394                                                   2747

Noi pensiamo che il CNR debba svolgere quel ruolo che è esplicitato nella sua missione: un ruolo strategico per impedire che il nostro Paese aggiunga alla bancarotta morale anche quella culturale ed economica. Per questo motivo, a maggior ragione quando i finanziamenti alla ricerca sono scarsi, il CNR deve:

  1. definire il piano di fabbisogno di personale investendo sull’assunzione di nuovi ricercatori, piuttosto che sulle figure dirigenziali;
  2. rendere trasparenti le scelte fatte nella programmazione del fabbisogno di personale: queste devono essere fondate sulle reali esigenze dell’ente, su una corretta valutazione degli istituti (sperando che quella compiuta di recente non sia trasformata in un esercizio di stile) e devono essere motivate con la pubblicazione di dati puntuali;
  3. correggere la stortura che porta spesso all’assunzione di ricercatori sotto il profilo di tecnico o tecnologo, per pura necessità;
  4. muoversi in modo che il reclutamento di tutto il personale, a qualsiasi livello, avvenga sempre tramite procedure concorsuali aperte e trasparenti, che permettano una selezione vera e basata sul merito;
  5. ritirare la possibilità di reclutamento per chiamata diretta – il famoso 3% che prima era destinato a contrattualizzare i premi nobel, ma che apprendiamo potrebbe essere utilizzato per assumere nuovo personale a tutti i livelli – per evitare il rischio evidente che queste posizioni siano facilmente “lottizzate”.

In conclusione, chiediamo l’attivazione di un percorso trasparente di discussione, che eviti il frustrante inseguimento delle voci di corridoio e che metta in gioco la visione del futuro del CNR. Sentiamo la necessità di realizzare un incontro aperto, come quello proposto oggi, mirato ad affrontare il tema della politica delle assunzioni nei suoi aspetti fondamentali. Un incontro che deve essere portato avanti sulla base di numeri chiari che riguardino sia i fondi, sia il personale. Cifre per le quali è necessario avviare da subito un censimento ufficiale che conteggi finalmente anche quelle tipologie di contratto a termine che, nonostante il largo uso, sono state finora completamente ignorate nelle statistiche ufficiali del CNR. Vorremmo la partecipazione dei sindacati, sia come organi di rappresentanza dei lavoratori ma soprattutto come portatori di una visione di insieme dell’ente, della sua missione e delle sue priorità.

Assemblea dei Precari dell’ISTC
Coordinamento precari dell’area di Montelibretti

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