Di pizze in faccia.

Un paio di anni fa, in epoca pre-covid19, quando si poteva stare tutti insieme, mi sono trovato in una piazza gremita di sostenitori di Sanders, in New Haven, Connecticut. Una giornata allegra e soleggiata, che ho passato con una amica e compagna che non vedevo da molti anni. A fine evento, alcuni suoi amici americani ci invitano ad unirci a loro per una pizza, con la promessa rivolta a me in particolare, in quanto italiano, di poter assaggiare “la miglior pizza del Connecticut”, cosa che, a loro dire, la rendeva la miglior pizza del tri-state, quindi inclusi New York e New Jersey.

Avendo assaggiato pizze in luoghi improbabili del mondo (tipo Edimburgo o Trieste), non mi sono lasciato spaventare e ho accettato. L’amica -forse preoccupata delle mie reazioni sempre molto contenute- mi aveva avvisato che si andava incontro a qualcosa di non paragonabile alla pizza italiana, per cui le aspettative erano basse. Mi sono trovato davanti ad una crosta con condimenti improbabili. Una di quelle pizze che se le sollevi da una parte restano orizzontali sospese in aria, cotta con un formaggio filante insipido (non lo chiamo mozzarella per rispetto) e per questo corretta con parmesan cheese, una copia a basso costo made in USA del nostro parmigiano. Fuso con gli altri condimenti, quindi non aggirabile. Avrei evitato di commentare, ma gli amici insistevano, volendo da me conferma del fatto che quella loro in Connecticut fosse la pizza autentica, al contrario di quella schifezza fatta a New York. Insisti e insiti, alla fine ho dovuto rispondere che quella che loro stavano mangiando non era proprio la pizza napoletana, il metro di paragone per qualsiasi pizza. Era però simile alla pizza fatta in altri posti in Italia (che non ho specificato) e quindi magari indice del fatto che gli italiani immigrati lì provenivano, chessò, dal lombardo-veneto, invece che dalla campania. Alla fine gli ospiti americani, un po’ offesi e un po’ delusi decisero che la pizza del Connecticut era comunque la migliore del tri-state e che io non potevo risolvere la loro disputa. Oltretutto, la loro pizza era comunque meglio di quella che fanno a Chicago, disse qualcuno.

Incuriosito, mi raccontano di quella cosa che chiamano “deep dish pizza”. Se non ne avete mai sentito parlare, non cercatela online: ne va del vostro benessere mentale. Catalogata la deep dish come un insulto gratuito alla mia cultura di origine, ho provveduto a rimuoverla dalla mia memoria finché qualche tempo dopo non mi sono ritrovato a Chicago per altri motivi. Bellissima città per un turista, ma a quel punto, una volta che si è lì il dubbio mi assale: avrei avuto il coraggio di immergermi nell’orrida deep dish? E così all’ultimo minuto, quando ormai stavo per ripartire, Renzi mi ha obbligato ad ordinare la deep dish pizza nella pizzeria Draghi.

Ora aspetto che mi portino questa che probabilmente sarà un’eperienza culinaria orripilante, tanto più che ho finalmente potuto dare un’occhiata agli ingredienti tra Berlusconiani e leghisti lombardi, che mi lasciano immaginare privatizzazioni e tagli, riduzione delle protezioni sul lavoro e taglio al welfare state. Così, mentre aspetto, ripenso a quando guardavo con la curiosità di un entomologo a cui gli insetti fanno un po’ schifo, quella crosta del Connecticut coperta di pseudo-parmigiano. Non so quanto orribile sarà la deep dish, e la crosta affogata nel parmigiano del ristorante Conte bis in connecticut forse si scoprirà che è meno peggio in confronto, ma questo non vuol dire che non faccia ancora oggi schifo ai cani, con uno dei peggiori record al mondo sia per mortalità da Covid19 che per recessione economica, la disgregazione del Paese in favore di un regionalismo lombardo-emiliano, il servilismo verso confindustria e il corteggiamento di populismi di destra a livello internazionale (incluso il cojone di Trump, Dio bono).

Ci sono posti che fanno pizze decenti, e capisco che se sto morendo di fame, la crosta mi va anche bene, ma sempre crosta resta. Affogata nel parmigiano.

Summer rants

23 Agosto

Negli ultimi mesi ho scoperto che:
  • molte persone hanno difficoltà a costruire relazioni di causa-effetto, quando l’effetto segue la causa a distanza di alcuni giorni.
  • molte persone hanno difficoltà a comprendere una progressione esponenziale e tendono a fare proiezioni future lineari.
  • molte persone hanno difficoltà a calcolare percentuali e semplici proporzioni (a:b=c:d)
  • quasi nessuno comprende dinamiche non-lineari.
  • molti non hanno chiaro in cosa consista una mutazione genetica e cosa sia la selezione naturale.
  • ci sono medici che non capiscono nessuna delle precedenti e quindi svolgono la loro professione senza strumenti minimi di matematica e -più grave- di biologia.
  • molte (troppe!) persone con potere decisionale politico non comprendono e non sentono il bisogno di farsi spiegare nessuna delle precedenti.

Forse c’è un problema di fondo nelle modalità di insegnamento di matematica e biologia, non limitato all’italia, purtroppo.

Di certo c’è che il test forzato della pandemia lo abbiamo completamente fallito come genere umano. Non so come riusciremo a sopravvivere al ben più complesso e devastante problema del climate change quando tutti quei fenomeni si presenteranno nuovamente moltiplicati per 100 e non ci sarà vaccino o cura possibile.

 

21 Agosto

La situazione e’ seria e va affrontata in modo energico, ma prima che parta il panico, conviene ricordare che mille casi oggi non sono la stessa cosa di mille casi a Marzo.
Il motivo e’ abbastanza semplice: nel periodo di Febbraio-Marzo, si seguiva un modello di mappatura della prevalenza (=diffusione nella popolazione) della malattia che portava alcune regioni (Lombardia in primis) a testare unicamente gli infetti con sintomi sufficientemente gravi da doversi presentare in ospedale.
La differenza si legge chiaramente nella “case fatality”, ovvero il numero di decessi in percentuale al numero di infezioni rilevate. Ad inizio epidemia, in Italia si contava un numero di decessi intorno al 10%-15% (a seconda delle regioni e del periodo). Un numero spropositato anche una volta messo nel conto il culto della morte leghista. Allora come oggi la mortalita’ effettiva (ovvero il numero di decessi sul totale delle persone contagiate) si aggira intorno allo 0.5%-1%, ovviamente questa percentuale aumenta se si permette al virus di diffondersi molto nelle case di cura, motivo per cui le stime di mortalita’ italiana sono almeno al 2%, basate sulla seroprevalenza.
In poche parole, a mortalita’ reale simile nel corso dei mesi (in mancanza di un trattamento effiace e con ospedali non sovraccarichi) mille infezioni al giorno oggi saranno associate a circa 20 decessi al giorno tra 4 settimane. Al contrario a Febbraio/Marzo mille infezioni erano associate a circa 100/150 decessi a distanza di pochi giorni. La differenza di tempi e’ dovuta al fatto che le infezioni erano “scoperte” solo quando le condizioni del paziente si aggravavano.
Ovviamente questo non significa che non siano necessari provvedimenti energici per fermare e invertire la tendenza finche’ siamo ancora in tempo. Altrimenti si finisce come in Florida: 10000 infezioni al giorno e 200 decessi al giorno. Ci si arriva in poche settimane, i raddoppi di infezione in estate in altri Paesi sono stati registrati ogni 2-4 settimane, a seconda delle misure di mitigazione presenti.

 

15 Agosto

La pandemia mostra in modo definitivo quanto sia prevalente e ridicola l’idea che il Paese in cui si vive sia eccezionale (nel senso pieno del termine: fa eccezione).
I cinesi costruiscono 5 ospedali in una settimana per far fronte ai malati? Qui in Italia non succederà la stessa cosa: non prepariamo nulla!
L’Italia è costretta al lock down? Qui in (paese europeo a scelta) non sarà necessario: gli italiani non vogliono lavorare.
L’Europa in ginocchio con migliaia di infezioni? Qui in USA siamo meglio attrezzati, non c’è bisogno di chiudere nulla.
New York costretta a chiudere battenti per mesi? Noi in Florida siamo diversi e riapriamo tutto in poche settimane.
Florida, California, Texas riportano migliaia di casi di contagi avvenuti in prevalenza in bar, ristoranti, discoteche? Noi in Spagna e in Italia ormai abbiamo pieno controllo, e non avremo questo problema.
Vi anticipo le prossime due: in Georgia hanno riaperto le scuole senza aver prima ridotto la prevalenza. Risultato: la riapertura è durata una settimana.
In Australia stanno avendo difficoltà enormi nel contenimento delle infezioni nei mesi invernali, nonostante una risposta molto efficace durante la loro estate.
In Italia, se non si inizia a imparare dalle esperienze altrui con un po’ di umiltà, si combineranno le due cose in modo magistrale.
Da New York è tutto per il momento. Qui stanno riaprendo con il contagocce e Cuomo sta usando i disastri degli altri stati USA come fossero esperimenti sanitari. Per fortuna.

13 Luglio

La Lega della Morte colpisce ancora.
La fantasia:
-“In Veneto la situazione è sotto assoluto controllo”. Lo afferma il presidente della Regione Luca Zaia, oggi in punto stampa dalla sede della protezione civile regionale. “I focolai domestici autoctoni non ci preoccupano”, continua Zaia, perché “il nostro ceppo di virus è meno virulento, ha una carica virale inferiore”. Com’è possibile dirlo? Perché “quando sono arrivati i primi casi dalla Serbia senza dire nulla a nessuno ho fatto sequenziare il virus serbo”, racconta Zaia ringraziando l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che ha effettuato il sequenziamento.-
La realta’:
In Italia da fine Aprile, grazie ad una campagna di test intensa (circa 1 test ogni mille abitanti, al giorno), unita a politiche di mitigazione robuste (distanziamento sociale, maschere ecc.), si riesce a monitorare decentemente la prevalenza della malattia, trovando anche casi non severi, quindi caratterizzati da una carica virale molto piu’ bassa di quella che si registrava mesi fa, quando si effettuavano test (soprattutto in Lombardia) in gran parte a chi mostrava sintomi e richiedeva ospedalizzazione, quindi pazienti caratterizzati da cariche virali molto elevate.
In serbia c’e’ stato un calo in termini di numero di test, iniziato a fine Maggio e proseguito fino a fine giugno, quando si e’ tornati per fortuna a fare molti test, per cercare di contrastare la crescita nel numero di infezioni. Se a questo aumento di test aggiungeranno anche una ripresa delle misure di mitigazione, evidentemente abbandonate troppo in fretta, torneranno ad avere il controllo della situazione in alcune settimane.
Il virus muta costantemente, cosa che permette di tracciarne gli spostamenti, ma al momento non ci sono indicazioni di mutazioni significative che indichino un cambiamento nella trasmissibilita’ o nel carico virale. Per cui o Zaia ha in mano una pubblicazione valida per Science o Nature o parla di cose che non capisce.
Trattandosi di un dirigente leghista, direi la seconda ipotesi e’ piu’ probabile.
Che vuole dire tutto questo in poche parole? Semplicemente che Zaia replica le vaccate dette a Febbraio, quando ce la siamo cantata e suonata in Italia con la storia che il virus colpiva solo i cinesi o che in Germania si facevano meno test (era vero esattamente il contrario) e per questo non si trovavano persone infette.
Nel frattempo sono morte circa 50mila persone, usando i dati ISTAT.
Come potete vedere nell’immagine, ora l’Italia sta attraversando una fase simile a quella descritta per la Serbia, in cui si e’ ridotto il numero di test e ci si sta rilassando pensando che questa storia sia giunta alla fine. Questa fase portera’ alle stesse conseguenze viste in Serbia o in Arizona o in Florida.
Perche’ il virus se ne fotte dei confini, delle lingue, dei credi religiosi e delle vaccate nazionalistiche e fa quello che gli riesce meglio: si riproduce nel suo organismo ospite.

DiEM25 – Prog C.

DiEM25 has clearly pointed out that the continental-scale social, economic and environmental crisis exploded in the XXI century require a continental-scale political organisation pursuing policies across the board, in a unified platform. More importantly, DiEM25 has backed up its correct intuition, defining such policies in the Green New Deal (GND) and giving life to a network of thousands of activists and multiple organisations in the European Spring (ES). These key elements represent a formidable ground to build on: internationalism as a method and the GND as a political platform. However, it must be acknowledged that the EU elections in May ended with an overall disappointing performance for the ES, and no elected MEP directly associated with the ES. The causes at the root of this insuccess are mostly organisational and strategic: these are the elements that need to be fixed, to pursue the GND across the European Union and beyond.

1-  A brief analysis of the EU election results.

DiEM25 was born with the explicit objective to become the glue that would keep together the numerous left-wing European national parties, helping them to collaborate in the generation of a shared platform for a radical transformation and democratization of the EU. This attempt mostly failed during the year 2018, as many of the targeted national parties (e.g. Podemos, France Insoumise, Bloco de Esquerda) became somewhat convinced of the necessity of a nationalist perspective. Indeed, an increasing number of activists in these parties saw a return to a national dimension as the only way to grant access to the surging anti-EU sentiment, or a necessary step to fight economic neoliberalism and austerity measures, which are deemed ingrained in the EU institutions. Even where an alliance was indeed established (e.g. in France, Denmark, Poland), the results have been underwhelming and all ES-related parties have failed to reach their respective national electoral thresholds. Finally, and with the exception of the Greek campaign which was really close to reach its main result of electing one MEP, also the experiments carried out with DiEM25’s own electoral wings did not produce positive results. Importantly, the campaign in Germany, where the most prominent among DiEM25 activists have invested a substantial amount of their efforts and the little economic resources available to the Movement, ended with a disappointing 0.3%, one third of the required threshold. Here, DiEM25 missed its target both in the attempt to build an alliance and in the subsequent attempt to run alone, as the electoral campaign did not succeed in the symbolic goal to elect Yanis Varoufakis among the German MEPs.

This general strategy was used consistently across countries, and it was not adapted to the local national context. In this sense, the case of Italy represents an interesting example of why plasticity is necessary across the continent. In Italy, the initial attempt to form an alliance not only had to overcome the difficulties posed by the anti-EU sentiment and nationalist surge that are affecting the left at the continental level. It also involved various pre-existing small parties and local personalities who came from years of reciprocal vetoes and personal hatreds. Unsurprisingly, such an attempt stalled the action of the Movement in Italy during quasi-impossible negotiations and ultimately failed. Overall, the intention to overcome both macro and local political difficulties on the basis of Yanis’ charm offensive was generous, but naive: it led to negotiations with (sometimes only supposed) leaders from a position of weakness, as the ES seemed to need them more than they felt they needed us. 

Finally, once the electoral campaign started, in the months leading to the election day, it was characterised by little European coordination, making of the ES an “electoral cartel”, rather than a coalition. This is probably due to two unresolved issues:

  • Both the ES and DiEM25 have only vaguely defined the type of electors they are meant to represent in the (i.e. the social classes they speak to and for). From the outside, they have probably been perceived as a left-leaning movement of intellectuals, akin to a think tank.
  • DiEM25 is structured around a mechanism that can be defined as “anarchic centralism”. The activists at the local level are free di set their own paths and make their own decisions, but the CC can at any time (and does) impose significant changes of direction, independent of any previous agreement and without an efficient top-down communication system. This leaves local activists surprised about decisions that affect them directly, and deprives them of credibility in their future efforts. This confusion affects the political strategy used to pursue the objectives of the GND, and it is further increased by the presence of decision making bodies with overlapping or not-clearly defined functions (e.g. Electoral wing vs National collective), which has also resulted in open conflicts among activists of the Movement.

2-  What is to be done?

To overcome the temporary set-down we experienced in May, it is necessary to act on multiple levels at the same time.

  • The organization. DiEM25 has to give itself a properly federal structure, with the aim to allow the coordination of few, widely shared continental-scale actions, to foster the exchange of ideas, methods and information among countries and regions, and help the growth of local activism. At the same time, it must grant autonomy to the National Collective of each country, giving them sufficient freedom, within the political space offered by the GND, to set their own strategy, define local alliances, communication methods and empowering their ability to choose where to point the spotlight (again, within the GND) and how to open their social conflict.

This increase of autonomy has to come at the price of a more structured organisation, to allow for the accountability of the elected bodies at the regional, national and European level. History has shown the XX century party structure has its problems: it slows down the ability of a political movement to react to changes in the environment, due to excessive internal red tape, and it limits leadership renewal. However, a form based purely on assembly-style decisions easily becomes dysfunctional when numbers grow, leaving few organisers with an unchecked and unaccountable decision power.

  • Alliances. We need to use the platform of the GND to set and open a series of social conflicts, at the local and the European level, discussed and agreed among National Collectives and Coordinating Collective. These conflicts will allow also to discern allies from people or organisation who are simply planning to tag along for a short time for their own advantage. Electoral alliances often have a short life, conversely, movements that join forces to reach common political objectives are more likely to keep working together and show unity at the time of elections.
  • A medium term strategy (2-3 years). The GND provides a complex platform that is difficult to present to the wide public in its entirety. In similar conditions, in the US, the social-democratic left (Sanders, Ocasio-Cortez etc.) uses a method that can be applied to the European context as well. They rely on a core of policies, decided after highlighting their social targets, as campaign spearheads for the entire platform. In the US, where working class and lower middle class in the past have been overlapping, this core has been identified in recent years in a universal health care reform and federal minimum wage, which immediately impact the lives of tens of millions of people. Once the spotlight is captured, the agenda can be set also on issues like housing, cancellation of student loan, immigration policies, free education, anti-discrimination policies, basic income and more. This strategy has helped propelling Sanders from the far left fringe in the Democratic Party to the position of most recognisable contender in the primaries in both 2016 and in the current cycle. More importantly, the change in the discourse has  reshaped in just 2 years the political agenda, creating a fertile condition to elect further representatives who support similar policies.

I believe in the EU, such spearhead can be represented by a European Union job compact, that would aim at setting the minimum standards for the entire EU, including: a minimum wage, 35 hours per week, union protection, automatic inflation adjustments, anti-discrimination policies (e.g. gender gap), leave policies (parental leave, sick leave, vacation etc.) and more.

It is important to stress that such a strategy would not imply that DiEM25 is neglecting other parts of the GND that require immediate attention, like the existential threat posed by climate change. It rather means that we need a tool that allows us to smash through that rubber wall that has been built by the economic neoliberalists and is currently presided by the populist, authoritarian or plain neofascists. In other words, we have to get rid of the Orban and the Salvini-like, as well as the Macron and Merkel-like, to be sure to move towards carbon neutrality. We could tailor a EU job compact exactly for this purpose, starting from a European Citizens’ Initiative (https://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/welcome):

  • It clearly cuts through the nationalist logic, as (for instance) the minimum wage has to be applied for the entire EU to avoid social dumping and outsourcing.
  • It breaks the logic of the migrants as responsible for the poor work conditions and salaries in the EU, showing all workers are on the same side of the fight.
  • It marks the difference between the third space approach and both the internationalism of the economic neoliberalists and the nationalism of the authoritarian, populists or neofascists, forcing them to show their true colors.
  • It allows a clear-cut division between allies and adversaries in the left.

Contributo per l’assemblea nazionale italiana di DiEM25 (giugno 2019)

Care e cari DiEMers,

dal DSC di New York propongo qui due punti che spero possano contribuire alla discussione nell’assemblea nazionale.

  • Analisi del risultato elettorale europeo e italiano.

Il risultato complessivo della European Spring (ES) alle elezioni è stato molto deludente. Il movimento DiEM25 si era posto come obiettivo esplicito di agire come collettore tra i vari partiti nazionali della sinistra Europea ed elaborare con questi un programma di trasformazione radicale e democratizzazione della UE. Le alleanze sono per la maggior parte fallite nel corso del 2018, con l’opposizione più o meno convinta di alcuni importanti movimenti/partiti di sinistra attirati da prospettive nazionaliste in funzione anti-UE, vista come la causa principale di austerity e liberismo (Podemos, France Insoumise, Bloco de Esquerda, etc., che però a differenza della ES sono riusciti ad eleggere deputati). Dove invece delle alleanze si sono concretizzate (Francia, Danimarca, Polonia), non solo i risultati sono stati al di sotto delle aspettative (e delle soglie nazionali), ma sono anche mancati coesione e coordinamento europeo, facendo della ES un inefficace cartello elettorale, più che una coalizione omogena. Per finire, la campagna in Germania, dove si sono spese tutte le personalità più visibili mediaticamente e su cui si puntava per eleggere anche simbolicamente Yanis Varoufakis, è stata semplicemente disastrosa sia nel tentativo iniziale di produrre una alleanza, sia nella campagna elettorale successiva, quando DiEM25 si è presentata da sola.

In Italia, DiEM25 ha seguito la stessa strategia impostata nel resto d’Europa, tentando di costruire una alleanza con gruppi ed organizzazioni preesistenti, nonostante organizzazioni e partiti di sinistra fossero già in disfacimento da anni. Il caso italiano permette però di delineare tutti i problemi di fondo tanto del movimento/partito DiEM25, quanto della ES. Per cominciare, l’idea di partire sostanzialmente da una azione di charme personale di Yanis Varoufakis per la costruzione delle alleanze può essere definita generosa, ma era certamente ingenua. Questo tentativo ha portato, in Italia come nel resto d’Europa, a condurre trattative con pezzi di ceto politico locale da una posizione di debolezza e non ha permesso di definire in modo chiaro chi fossero gli elettori (se non vogliamo usare il termine “classi sociali”) a cui DiEM si sarebbe rivolta. La struttura di DiEM25 è inoltre affetta da uno strano meccanismo che si potrebbe definire “centralista anarchico”: gli attivisti sui territori sono liberi di agire senza obiettivi chiari e coordinamento, ma non hanno potere decisionale reale, dato che il coordinamento europeo può in ogni momento intervenire con decisioni sostanziali o cambi di rotta, in assenza di un percorso condiviso o anche semplicemente di una efficace comunicazione. Per finire, la presenza di componenti dalle funzioni sovrapposte e responsabilità poco chiare (ad esempio, Ala Elettorale vs National Collective) ha dato il colpo di grazia a qualsiasi ipotesi di generazione di una proposta politica basata sul lavoro degli attivisti sul territorio.

 

  • Che fare?

Il merito principale di DiEM25 è stato quello di indicare come non sia possibile trovare soluzioni a problemi di scala continentale provando a rinchiudersi nel livello locale. Le crisi sociali, economiche ed ambientali esplose nel XXI secolo richiedono tutte una azione coordinata e condivisa che varchi confini multipli. In questo senso, la piattaforma offerta dal Green New Deal (GND) resta un valido punto di partenza, anche in assenza di rappresentanti eletti da parte della ES.

Per superare l’impasse penso sia necessario muoversi su più piani contemporaneamente. A livello organizzativo, è necessario dotarsi di una struttura di stampo prettamente federale, che favorisca l’interscambio di idee e metodi, coordini azioni di scala continentale, ma lasci libertà di azione (e individui chiaramente responsabilità) alle realtà locali, all’interno dello spazio offerto dalla piattaforma politica del GND. La democrazia interna al movimento è qualcosa di più complesso della mera espressione di continui voti online: sappiamo bene in Italia come l’orizzontalità presunta sia il facile paravento dell’arbitrio dei cerchi magici. L’unico modo per evitare di replicare gli aspetti più reazionari del M5S è quello di strutturare DiEM25 individuando/eleggendo coordinatori e responsabili e facilitando la comunicazione tramite rappresentanti locali, regionali, nazionali ed europei. Le vecchie organizzazioni partitiche hanno difetti noti, ma l’alternativa non può essere la forma puramente assembleare, che funziona bene a livello locale, ma diventa impraticabile con numeri elevati di attivisti, riducendo di fatto il potere decisionale nelle mani di pochi.

Per quanto riguarda l’Italia, il bel (!) Paese resta oggi uno dei più importanti campi di battaglia politica Europea, per via della sua rilevanza economica, a dispetto della ormai acquisita completa irrilevanza politica. Purtroppo è anche l’unico Paese in cui la sinistra è ad oggi priva tanto di una organizzazione vagamente funzionale e di una classe dirigente degna di nota. Piuttosto che concentrarsi su fusioni di ceto politico e campagne elettorali, penso sia utile spendere energie sul medio termine per conseguire obiettivi politici, costruendo un teatro di conflitto sociale. All’interno di questo teatro, si può raccogliere consenso e costruire contestualmente una organizzazione efficace e che consenta lo sviluppo democratico di meccanismi di rappresentanza. A quel punto presentarsi alle elezioni locali e nazionali torna ad essere un mezzo per conseguire un fine politico.

Il GND è una piattaforma complessa, che è difficile presentare nella sua interezza. Un metodo che credo possa essere utile adattare alle nostre esigenze è dato dalle campagne recenti compiute dalla sinistra social-democratica americana (Sanders, Ocasio-Cortez ecc.). In USA si tende ad usare un nucleo ridotto di temi su cui costruire consenso, individuando degli interlocutori specifici solitamente in una fascia che va dalla working class alla lower middle class (che storicamente sono andate anche a coincidere in USA in alcuni periodi storici). Nella campagna del 2016, i due temi centrali sono stati: sistema sanitario e salario minimo orario ed hanno avuto un impatto talmente rilevante da lanciare un socialista -Sanders- nelle primarie USA, spingendo Clinton all’inseguimento. Penso che lavorare per i prossimi 2 anni su una campagna nazionale e continentale per salario minimo europeo, 35 ore, e un pacchetto di regole/protezioni per i lavoratori uniforme nella intera UE avrebbe un effetto altrettanto dirompente:

  • Permette di uscire dalla logica delle alleanze (chi collabora è alleato)
  • Rompe chiaramente con la spinta nazionalista a sinistra (il salario minimo o è europeo o diventa un’arma a doppio taglio, incentivando social dumping e delocalizzazione)
  • Demarca una differenza netta con il modello internazionalista neoliberista, mostrando cosa si intenda nella pratica con “terzo spazio”.
  • Scopre le carte alla destra populista e neofascista e definisce una agenda favorevole alla sinistra

 

Buon lavoro!Image credit: Aris Telonis

The toxic nature of the economic migration narrative

Here is a talk given at an event organised by the New York DSC at the People’s Forum, in March 30th 2019. The video is in two parts, for a total of 20 minutes.

NB Some slides are not really visible in the video, but you can download the PDF of the presentation, here.

 

 

Reazioni emotive: tre fotografie scattate a giugno

La prima metà di giugno ha regalato al mondo degli esempi concreti di come qualcosa di negativo possa facilmente trasformarsi in qualcosa di orribile. [An English version of this post, here]

Per primo, si è espresso il Procuratore Generale statunitense Jeff Sessions, che ha chiarito come al confine tra Stati Uniti e Messico sia perseguito uno specifico obiettivo politico tramite la separazione di bambini anche molto piccoli (fino a pochi mesi di vita) dai loro genitori. La diffusione via stampa di bambini in lacrime e terrorizzati mentre vengono strappati ai loro genitori e ai loro fratelli o sorelle sarebbe infatti utile come deterrente per altri futuri migranti-richiedenti asilo che volessero tentare di raggiungere quel confine.

A distanza di pochi giorni, alla nave Aquarius, gestita e finanziata da una agenzia non governativa, è stato impedito di avvicinarsi ai porti italiani sostanzialmente con un editto a firma di quell’immensa merda nella forma del ministro degli interni italiano Salvini. La nave aveva in precedenza salvato 600 tra migranti e richiedenti asilo nelle acque dello stretto di Sicilia ed è stata costretta ad attraversare mezzo Mediterraneo, affrontando condizioni meteo non semplici, per raggiungere la Spagna e ottenere finalmente assistenza.

Non siamo arrivati a questo punto in un giorno. Sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti adottano politiche anti-immigrazione restrittive e anti-solidali da diversi anni ormai. Potremmo quindi essere tentati dall’idea di considerare questi due eventi nel loro contesto generale e quindi concentrarci sulla battaglia più ampia contro le cause prime che sono alla radice di questo razzismo. Potremmo puntare il dito contro l’uso della brutalità contro i migranti come capro espiatorio, utilizzato per nascondere la causa reale del degrado economico-sociale nei rispettivi Paesi: la riallocazione di risorse economiche dai lavoratori al più ricco 1% della popolazione, tramite la diminuzione dei salari, delle protezioni sociali e del lavoro, dei servizi offerti dallo Stato ecc. Le reazioni emotive sono spesso malviste all’interno del contesto dell’analisi politica di sinistra, perché facilmente portano a rappresentazioni ipersemplificate della realtà, che troppo facilmente vanno ad incoraggiare proprio quella narrativa offerta dalla estrema destra populista. dopotutto, queste politiche razziste e crudeli sono proprio basate su semplificazioni, fallacie logiche o fatti distorti o mal descritti. L’idea che i migranti siano responsabili per la disoccupazione o per il peggioramento delle condizioni di lavoro o ancora per i bassi salari (per usare alcuni esempi molto diffusi) è facilmente attaccata facendo ricorso alla realtà dei fatti. Per esempio negli USA al momento si registra uno dei tassi di disoccupazione più bassi della storia recente, in un trend iniziato ben prima dell’introduzione delle politiche restrittive sull’immigrazione. In Italia, la disoccupazione ormai cronica non mostra alcuna correlazione con i flussi migratori, anche analizzando i trend dagli anni ’90 (inizio del fenomeno dell’immigrazione in Italia), ad oggi. Paesi come la Germania, la Francia o la Svezia sono caratterizzati da condizioni di lavoro migliori di quelle presenti tanto in Italia che negli USA, nonostante i numeri ben più consistenti in termini di rifugiati e migranti (in termini di percentuali sulla popolazione) che hanno raggiunto questi Paesi negli anni del post-crisi economica. In altre parole, i flussi di migranti possono aumentare, diminuire o anche diventare negativi e il tasso di disoccupazione, le condizioni di lavoro o in generale gli indici che marcano le diseguaglianze di un dato Paese si muovono come fattori completamente autonomi. Se possibile, ancora più ridicola l’idea che i Paesi più ricchi del mondo possano affrontare difficoltà economiche nell’aiutare anche alcune decine di migliaia di migranti per anno, soprattutto in considerazione del fatto che in questo stesso periodo sono state rese effettive (in USA) o vengono apertamente discusse (in Italia) iniziative di legge dedicate ad immensi tagli delle tasse mirati unicamente a favorire i ricchi. Per finire, una menzione speciale per la presunta correlazione tra l’ingresso di migranti ed il tasso di criminalità: sia in USA che in Italia il numero di crimini è in costante diminuzione da circa 35 anni. Nessuna correlazione ipotizzabile con flussi migratori che nel frattempo sono aumentati, diminuiti o rimasti costanti, a seconda dei periodi.

[NB su questi temi ho inserito un po’ di links, soprattutto in Inglese, alla fine di questo post, dopo le immagini]

In poche parole, i dati e la narrativa neo-fascista/nazionalista non solo non si supportano, ma sono in aperta contraddizione. Tuttavia ci sono momenti in cui dati, numeri e fatti concreti non sono sufficienti a comprendere l’enormità criminale di una politica e combatterla.  Diventa invece tutto molto più chiaro nel momento in cui si e’ posti di fronte ad alcune fotografie. Come accaduto per un’altra fotografia scattata in giugno (1972), le emozioni si tramutano nel classico pugno nello stomaco. Al tempo, il mondo fece i conti con le orrende conseguenze associate all’uso del Napalm in Vietnam. Oggi vediamo cosa succede a bordo della Aquarius o sul confine tra USA e Messico e prima che sia possibile anteporre una forma di ragionamento, come esseri umani proviamo tristezza, paura, rabbia. Non possiamo evitare di identificare in queste fotografie altri esseri umani in uno stato di sofferenza e trattati in modo crudele. Anche per quelli che in un momento successivo dichiarano che non saprebbero come intervenire e che preferirebbero che quei migranti non intraprendessero il viaggio così da evitare il rischio e la sofferenza con con questo viaggio sono associate (come se chi parte avesse una scelta), anche queste persone che cercano una spiegazione che giustifichi l’azione crudele e razzista, nel profondo comprendono che quello che sta succedendo è sbagliato, doloroso, ripugnante.

Queste reazioni di pancia, emotive, automatiche sono causate da meccanismi neurali che ci consentono di riconoscere la sofferenza e l’angoscia di un bambino (quando non di un adulto), in modo tale che si possa innescare anche la reazione istintiva di intervenire per interrompere questa sofferenza. Non abbiamo bisogno di spiegare a noi stessi il motivo per questa reazione, ci limitiamo a sentirne l’urgenza. Nonostante nella psicologia popolare le emozioni siano solitamente rappresentate come in contrapposizione con la logica e la ragione, in realtà queste reazioni emotive sono dei processi di decisione razionali codificate in termini genetici. Un esempio classico e’ quello fornito dal modesto ratto di laboratorio: anche nel caso in cui un singolo esemplare derivi da generazioni di ratti di laboratorio, nessuna delle quali sia mai stata esposta alla presenza di un predatore, nel momento in cui questo dovesse percepire la presenza -ad esempio l’odore- di un gatto, reagirebbe immediatamente mostrando paura. Perché? Banalmente quei ratti che hanno codificato nei propri geni questa reazione a livello istintivo e quindi esibiscono il comportamento associato alla paura (fuga o risposta aggressiva di difesa), hanno avuto più probabilità di riprodursi e propagare i propri geni. Quegli esemplari che non reagivano in passato non mostrando paura e che esprimevano comportamenti diversi in prossimità di un predatore, col tempo si sono semplicemente estinti. Le emozioni rappresentano una forma di razionalità basata su milioni di anni di storia evolutiva, invece che su pochi anni di esperienza diretta, come per altre forme di controllo delle decisioni individuali. Questo il motivo per cui occorre uno sforzo considerevole per ignorare queste forti risposte emotive di fronte a certe immagini e appoggiare le forme di terrorismo e aggressione violenta verso i bambini che le hanno rese realizzabili. Questo il motivo per cui dovremmo invece accogliere la nostra rabbia, la nostra tristezza e il nostro disgusto come giusta reazione a ciò che ci si presenta davanti e dovremmo lavorare per fare in modo che queste reazioni non vengano ignorate da nessuno.

Abbiamo bisogno di queste emozioni perché si tratta fondamentalmente delle reazioni giuste agli eventi in corso. Queste ci dicono “E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare”. O si collabora con la crudeltà, o si agisce per interromperla. Come un mantra continuerò a dire che questa guerra contro i capri espiatori dei migranti non renderà nessun Paese più ricco, non favorirà la creazione di più lavoro di qualità, non avrà effetto sul miglioramento della qualità della vita e non aumenterà il salario minimo da nessuna parte e per nessuno. Il nemico non è al di fuori del sistema economico-sociale in cui viviamo. Non c’è nessun veleno esterno o agente inquinante che stia danneggiando un sistema che altrimenti funzionerebbe bene per tutti. E’ il sistema stesso ad essere basato sullo sfruttamento: è disegnato per rendere il 99% più povero mentre l’1% si arricchisce sempre di più. E’ un sistema costruito per incrementare le diseguaglianze, così ridicolmente malvagio da non avere nessun rimorso nel somministrare crudeltà continue contro i bambini pur di arricchire sempre di più chi ricco lo è già. Non si tratta né della prima, né dell’ultima volta. Un sistema che continuerà ad operare in questo modo finché non cannibalizzerà sé stesso in un’altra guerra mondiale o verrà fermato e tenuto a bada con una forza adeguata (enorme) e bilanciamenti aggressivi.

Il nemico che ad oggi abbiamo al di qua e al di là del mare o del deserto è lo stesso: quel capitalismo senza freni che divora ogni cosa, quel neoliberismo economico fondato sulle stronzate del laissez-faire e del mercato che si regola da solo. Ogni altra cosa che ci tirano contro è solo parte delle armi di distrazione di massa.

Restiamo Umani.

Migrants rest on the ship ‘Aquarius,’ in the Mediterranean Sea, June 14, 2018, during their journey to Valencia, Spain, in a photo provided by the NGO SOS Mediterranee

Una bambina di due anni proveniente dall’Honduras e richiedente asilo al confine tra Messico e USA piange mentre la madre viene perquisita e arrestata per immigrazione clandestina. -John Moore-Getty Images

https://www.cnn.com/videos/world/2018/06/18/child-crying-border-photograph-john-moore-intv.cnn/video/playlists/family-separations/

8 Giugno, 1972 – Forze del Sud Vietnam seguono dei bambini terrorizzati nelle vicinanze di Trang Bang, dopo che un aeroplano sud vietnamita ha accidentalmente bombardato con del Napalm truppe sud vietnamite e civili.. Credit: The Associated Press/Nick Ut

 

References and materials

Sulle dichiarazioni del procuratore generale USA Jeff Sessions: https://www.bbc.com/news/world-us-canada-44503318
– http://thehill.com/homenews/house/392659-gop-rep-we-should-not-be-using-immigrant-kids-as-deterrent-policy

A riguardo dell’Aquarius: https://www.bbc.com/news/world-44510002

Il numero di migranti messicani in USA e’ andato aumentando fino al 2001 e poi e’ diminuito in modo significativo negli anni successivi, mostrando trend non correlati con la crisi del 2007-08. Il numero dei migranti dal “northern triangle” e’ raddoppiato negli anni 2011-2014. Durante quello stesso periodo l’economia USA era in piena ripresa post-crisi (http://www.pewhispanic.org/2017/12/07/rise-in-u-s-immigrants-from-el-salvador-guatemala-and-honduras-outpaces-growth-from-elsewhere/).

In modo simile, il numero di immigrati totali in Italia e’ sostanzialmente stabile dal 2014, (5 mln circa http://demo.istat.it/str2017/index.html). Al contrario il numero di emigranti dall’Italia (sia cittadini italiani che cittadini di altri paesi residenti in Italia) e’ aumentato significativamente negli ultimi anni, come effetto del peggioramento delle condizioni di lavoro  e nonostante alcune cambiamenti in positivo nelle stime dell’occupazione generale (https://www.ft.com/content/cb9bd2ee-c07d-11e7-9836-b25f8adaa111).

A riguardo del tasso di criminalita’, questa e’ una analisi recente che analizza le possibili cause del declino costante registrato a partire dai primi anni ’90, con la propsettiva USA, ma contesto allargato anche ad altre nazioni: https://www.newyorker.com/magazine/2018/02/12/the-great-crime-decline

Questo articolo riporta dati derivanti da uno studio finanziato e commissionato dalla amministrazione Trump, in cui si dimostra come l’impatto dei rifugiati sull’economia USA e’ e’ un aumento netto di circa 63 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni  (https://www.nytimes.com/2017/09/18/us/politics/refugees-revenue-cost-report-trump.html). Dati simili sono stati rilevati in studi europei.

Un breve riassunto a riguardo dell’aumento delle ineguaglianze a partire dal 2000.   https://www.theguardian.com/inequality/2017/nov/14/worlds-richest-wealth-credit-suisse

Gut reactions (three photos in June)

The first half of June has given the world examples of how bad is turning into horrible. [Una versione italiana di questo post, qui.]

First, the US Attorney General Jeff Sessions has made it clear that the policy currently at work at the US-Mexico border, that is resulting in the separation of kids (even infants) from their parents, is useful in his mind to pursue a specific objective. Widely spread news about the cruelty of having kids crying in terror because they have been separated from their parents would be a deterrent for further migrant/asylum seekers to attempt the travel.

Second, the NGO-funded and controlled ship Aquarius, which had previously saved 600 migrants/asylum seekers from the waters of the Mediterranean sea has been prevented (by that immense piece of shit in the shape of the Italian Interior Ministry Salvini) from reaching the nearby Italian docks. Forced to cross half the Mediterranean sea, despite severe weather conditions, the ship Aquairus took several extra days to travel to Spain to receive assistance.

We did not reach this stage in a day. EU and US policies towards migrants have been horrible for quite some time, so we might be tempted to put everything to scale and simply try to keep up fighting the good fight against the root causes for this increasing racism.  Pointing the fingers at the brutality against migrants, who only serve as a scapegoat to hide the real objectives: the reallocation of economic resources from workers (by decreasing minimum wages, welfare state, union rights, protected leave etc.) towards the powerful and rich, the top 1%.  There is a reason why emotional responses are usually frown upon in building leftist politics, as they easily lead to over-simplified representation of reality and all too frequently play into the narrative of the extreme-right. After all, all these racist and cruel policies are based on over-simplified and fundamentally flawed talking points. The idea that migrants are responsible for unemployment or poor working condition and lower salaries (just to use wide spread examples) is easily dismantled noting that, for instance, the US currently shows one of lowest rate of unemployment in recent history.  In Countries like Italy which are affected by chronic high rate of unemployment, there is no correlation with migrant influx across the last decades. Countries like Germany or France or Sweden show better working conditions and more protections than both Italy and US, and at the same time greater numbers in terms of refugees (as a percentage of the population) or recent influx of migrant workers. In other words, migrant can come and go. Employment, working conditions and in general the rate of inequality in any Country are regulated by completely separated factors. It is even laughable to state that the richest countries in the world might be facing economic difficulties in aiding even tens of thousands of migrants per year, especially taking into consideration that at the same time new laws are passed (in US) or discussed (in Italy) to provide immense tax breaks to the richest. What about the correlation between migrants and violent crimes? Both in the US and in Italy the number of crimes has been decreasing almost every year for the past 35 years. No correlation whatsoever.

[NB see references and materials after the photos]

So the data and the neo-fascist narrative simply do not add up. However, there are times when numbers and hard facts are not nearly enough to understand and to fight back. It becomes all too clear, without numbers and stats, just giving a glimpse to a few photos. Like with another photo taken in June (1972), emotions are just overwhelming. At that time the world had to face the horrific reality of the consequences of dropping napalm bombs on human beings in Vietnam. Today, we see the Aquarius and the US-Mexico border and before any possible reasoning may kick in, as human beings we feel sadness, fear, anger. We cannot avoid identifying those in the photos as humans in distress, people treated with cruelty. Even those who then claim that they do not know what else to do and they would prefer these migrant would not start their travel, so to avoid this suffering (as if they had a choice), even those who try to find a reason to justify a cruel and racist action, at the core they understand what is happening is just wrong. Unnecessary, hateful, repugnant.

These unavoidable gut reactions are caused by those neural mechanisms that allow to understand and recognise the suffering and  distress of a child (if not of an adult), so that we can feel compelled to take action and stop this suffering. We do not need to explain ourselves why. We just feel the urge to stop it. Despite the representation provided in folk psychology of emotions as opposed to logic and reasoning, these responses are essentially genetically encoded processes for rational decision making. A classic example is provided by a lab rat: generations spent in a laboratory environment, never seen a cat and yet, if one perceives the smell of a cat, it reacts with fear. Why? Because those rats that showed genetically encoded fear and decided to fight or flight had more chances to survive than those who did not register the presence of a threat and decided to explore further what that smell was. Emotions have on their side millions of years of evolution, in comparison with the alternative forms of decision making, which are grounded on some decades of learning via direct experience. This is why it takes an extra effort to ignore a strong emotional response and to become complacent with these forms of terrorism and child molestation. This is why we should embrace our anger, our sadness and disgust for what is going on and we should work to prevent others from ignoring their emotions.

We need to use these emotions because they are fundamentally the right reaction. They simply tell us: “the time to pick a side is now!”. Either to collaborate with this cruelty, or to act to stop it. Like a mantra, I will repeat that this war against the scapegoat migrants will not make any country richer, will not favour the creations of more quality jobs, will not help increasing the quality of life or increase minimum wages anywhere, for anyone. The enemy is not outside the socio-economic system in which we live. There is no poison or pollutant that is damaging the system from working well for everyone. The system is based on exploitation, it is designed to make the 99% poorer and poorer while the the 1% gets richer and richer. It boosts inequality, it is so cartoonishly evil to shamelessly embrace cruelty against kids: this is not the first time, neither will be the last. It will go on until it either cannibalise itself in another world war or it is stopped and kept at bay with adequate (enormous) force and checks.

The enemy is the all devouring unchecked capitalism, the economic liberalism, the laissez-faire and all that bullshit about the self-regulating markets. Everything else is weapons of mass distraction.

Stay Human.

Migrants rest on the ship ‘Aquarius,’ in the Mediterranean Sea, June 14, 2018, during their journey to Valencia, Spain, in a photo provided by the NGO SOS Mediterranee

A two-year-old Honduran asylum seeker cries as her mother is searched and detained near the U.S.-Mexico border-John Moore-Getty Images

https://www.cnn.com/videos/world/2018/06/18/child-crying-border-photograph-john-moore-intv.cnn/video/playlists/family-separations/

June 8, 1972 – South Vietnamese forces follow after terrified children near Trang Bang, after a South Vietnamese plane accidentally dropped its flaming napalm on South Vietnamese troops and civilians. Credit: The Associated Press/Nick Ut

 

References and materials

On Jeff Sessions’ statements: https://www.bbc.com/news/world-us-canada-44503318
– http://thehill.com/homenews/house/392659-gop-rep-we-should-not-be-using-immigrant-kids-as-deterrent-policy

About the Aquarius: https://www.bbc.com/news/world-44510002

The number of Mexican migrants reaching the US has grown until 2001, and it has been declining sharply since then, de-correlated from the 2007 crisis (and its internal causes). The number of migrants from the “northern triangle” has doubled in the years 2011-2014, while the US were in full economic recovery (http://www.pewhispanic.org/2017/12/07/rise-in-u-s-immigrants-from-el-salvador-guatemala-and-honduras-outpaces-growth-from-elsewhere/).

Similarly, the number of foreigners in Italy essentially stalled in 2014, (5 mln circa http://demo.istat.it/str2017/index.html), while the number of migrants (both Italians and former immigrants) leaving the country  has significantly increased in the last few years, as an effect of the decreased work conditions, despite some improvements in terms of total number of Italians employed (https://www.ft.com/content/cb9bd2ee-c07d-11e7-9836-b25f8adaa111).

About the crime rate, in the US in particular, see an analysis of the steady decline that has been recorded since the early nineties across multiple Countries: https://www.newyorker.com/magazine/2018/02/12/the-great-crime-decline

A Trump-funded analysis of the economic impact of refugees to the US economy has found a net increase by 63 billion in the past 10 years (https://www.nytimes.com/2017/09/18/us/politics/refugees-revenue-cost-report-trump.html). Similar data can easily be found for any country in Europe.

A simple and quick recap of the extent of increased inequality since the year 2000.  https://www.theguardian.com/inequality/2017/nov/14/worlds-richest-wealth-credit-suisse

Un Paese molto speciale

Qualche giorno fa sono inciampato in un tweet dell’account ufficiale di Sinistra Italiana. Lo riporterei come immagine, ma nel frattempo sono stato bloccato, quindi non posso più leggere l’account. Il tweet rilanciava un articolo apparso su Rainews24, con il titolo originale. Questo l’articolo: LeU, Sinistra Italiana ha respinto le dimissioni presentate da Nicola Fratoianni. In pratica il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha presentato le dimissioni in direzione nazionale. Queste dimissioni saranno discusse in assemblea nazionale e la direzione del partito ha presentato una mozione di sostegno al segretario per evitare le dimissioni.

Il mio commento è stato un semplice “Buffoni”. A distanza di qualche giorno, ho un momento per mettere insieme una risposta un pochino più ragionata.

La premessa obbligatoria è che la Storia e la politica non andrebbero analizzate guardando alle singole persone, ma in termini di macro processi e relazioni sociali di carattere economico e culturale. Questo è innegabile su periodi medio-lunghi. Tuttavia, su periodi brevi, di alcuni anni, singole persone che dispongano per vari motivi di potere decisionale possono fare, e hanno fatto in passato, la differenza in senso sia positivo che negativo. In termini concreti, la differenza tra due gruppi dirigenti può risultare in una accelerazione di un processo di trasformazione o in un significativo rallentamento, mentre altri Paesi in condizioni simili evolvono in senso politico e riescono a rispondere alle sfide poste dalle trasformazioni sociali. In Italia, la sinistra ha avuto alti e bassi negli ultimi 20-25 anni, ma si può dire che sia sostanzialmente ferma al palo dal biennio 2011-12. Perché?

Io non sono d’accordo con chi, con una certa ingenua esterofilia, sostiene che l’Italia sia un Paese particolarmente più ignobile di Spagna, Grecia, UK o Francia. In tutti questi Paesi l’aumento di disparità economica che ha seguito la crisi del 2008 e l’applicazione feroce di politiche di austerity e di contenimento della spesa statale (con annessa contrazione delle politiche volte alla redistribuzione delle ricchezze e al welfare state in generale) ha innescato una polarizzazione del voto che si è rivolta sia alla destra populista e nazionalista che alla sinistra socialista o social-democratica. Lo slittamento a sinistra e a destra è stato accompagnato dalla rapida erosione di consensi degli storici partici di centro-sinistra e centro-destra (e.g. Francia, Spagna o Grecia) o dalle correnti centriste nei Paesi in cui vige un forte bipolarismo (e.g. in UK con Corbyn da un lato e i Brexiters contro Cameron dall”altro e con i LibDem, storico partito di centro, sostanzialmente cancellato alle ultime elezioni). In Italia le ultime elezioni confermano questo stesso trend  verso l’estrema destra (Lega) o verso la destra populista (M5S), mentre a sinistra tutto tace. Non solo non ci sono formazioni in grado di catalizzare il voto di trasformazione “anti-sistema”, ma anche il partito più centrista, il PD, nonostante il calo, non è sceso ai livelli ad esempio del PASOK in Grecia (6.3%), il PS in Francia (7.4%) o -in un confronto un po’ forzato- al livello delle correnti centriste/Blairiane nel Labour (a cui Renzi si ispira), che tutte insieme non sono andate oltre il 38% di voti nelle primarie vinte da Corbyn. Anche in Spagna, dove il PSOE ha perso consensi, ma ha tenuto in parte restando sul 20%, le prospettive dello storico partito socialista sono piuttosto negative, spaccatosi sulla questione dell’appoggio a Rajoy e in marcia verso l’autodistruzione senza segretario da mesi, mentre Podemos (e alleati) supera ormai il 25% dei consensi alle elezioni nazionali.

In Italia io penso ci siano stati due momenti distinti in cui questo percorso a sinistra si sarebbe potuto concretizzare: la prima volta addirittura in anticipo sugli altri stati europei (biennio 2010-2011) e una seconda volta con un po’ di ritardo nel periodo 2014-2017. La prima opportunità è stata bloccata quando Bersani ha sostenuto il governo Monti nel Novembre 2011. A sinistra del PD a quel punto era già aperto uno spazio politico, occupato in modo soddisfacente da Nichi Vendola e da SEL, come dimostrato da alcuni successi importanti (ad esempio per la regione Puglia e per le città di Milano o Cagliari). Purtroppo in seguito alla formazione del Governo Monti, SEL si trovò nella scomoda posizione di non poter criticare il governo in modo incisivo per non rischiare in questo modo di compromettere la partecipazione alle annunciate primarie di coalizione con il PD. In aggiunta, SEL era per scelta un partito destrutturato, quindi incapace o privo della volontà di entrare nei conflitti sociali in corso e fare da volano, spingendo verso una cooperazione tra lotte locali o sociali di settore altrimenti isolate. Alcuni tentativi (ad esempio l’organizzazione di un fronte sul reddito minimo garantito, le battaglie per l’internalizzazione nei servizi, il tentativo di organizzare un fronte comune sull’alta formazione ecc.) vanno riconosciuti come certamente positivi, ma non furono organici o valorizzati nel partito stesso, quando non apertamente ostacolati in quanto possibile fonte di competitori interni in ruoli dirigenziali. Quando infine -dopo la sconfitta alle primarie e con l’ascesa di Renzi come nuova incarnazione della richiesta della base di una rottura con il passato ad ogni costo- Vendola decise di appoggiare Bersani, senza portare a casa nemmeno una lista minima di obiettivi programmatici, di fatto quello spazio politico che potesse raccogliere i consensi della polarizzazione a sinistra post crisi e catalizzare il desiderio di trasformazione (di “sparigliare”) e scuotere il sistema di potere, venne chiuso. SEL diventò agli occhi di tutti un PD in piccolo e il risultato elettorale si rivelò nell’ormai predicibile milione circa di voti. Ci sono molte attenuanti per le scelte di Bersani e Vendola, che non furono certamente semplici: in questo contesto è sufficiente ricordare la pressione esercitata dal presidente Napolitano e dalla borsa (quindi BOT e debito pubblico) in preda agli speculatori. Tuttavia la responsabilità politica resta sulle loro teste in quanto soggetti con potere decisionale.

Meno interessante e complessa è la storia della seconda opportunità persa dalla sinistra italiana nel periodo 2014-2017. Fallita l’alleanza della coalizione Italia Bene Comune e alla formazione di governi di “grande coalizione” sempre più orientati a destra (l’evoluzione Letta-Renzi-Gentiloni), il drappello di parlamentari di sinistra ha nuovamente perso l’occasione di presentarsi come unificante (o rilevante) nelle lotte aperte su fronti multipli (ad esempio il lavoro con il “Jobs act” o la scuola con “La buona scuola”), confermandosi marginale anche nella battaglia sulla difesa della Costituzione, in cui paradossalmente le destre -per motivi puramente di opportunismo politico di piccolo cabotaggio- sono state determinanti. In aggiunta, a conferma della contiguità ideale tra SEL e PD, la frattura avvenuta dopo le elezioni europee del 2015, con metà del gruppo parlamentare di SEL che cambia casacca a favore del PD.

Al di là delle scelte dei singoli individui, in assenza di una sinistra non corresponsabile (semplifico) delle politiche neo-liberiste e di austerity perseguite dal 2011 in poi, il voto motivato dal desiderio di cambiamento (politico, sociale, nella distribuzione del reddito, nelle dinamiche lavorative ecc.) che avrebbe potuto essere raccolto dalla sinistra ha gonfiato i consensi del M5S per la prima volta già nel 2013, portando poi all’esplosione cinque anni dopo di M5S e Lega (anche questa raccoglie una parte del voto storico del PCI).

Fatto tutto questo quadro io penso sia legittimo dare una riposta alla domanda: cosa rende l’Italia speciale?

Il contesto economico sociale offerto da altri Paesi europei può essere considerato -credo- un buon modello di ciò che sarebbe potuto succedere anche da noi. Secondo me quindi le responsabilità sono chiare: il ceto politico di sinistra si propone e ripropone con liste ondivaghe sul tema delle politiche sociali, delle alleanze, senza un chiaro progetto politico per l’Italia che vada oltre i classici 3 mesi di campagna elettorale e con alle spalle anni di politica testimoniale, marginale e -con poche lodevoli eccezioni di resistenza da trincea dovuta alle capacità di singole persone- spesso inutile.

La responsabilità delle scelte di posizionamento, dell’incapacità di costruire fronti coesi di opposizione o di aprire fronti di conflitto sociale è personale, non è necessitata da strutture economiche o sovrastrutture culturali. Peggio, alcune di queste scelte sembrano motivate da timori personali e incapacità esplicita nel comprendere quali tempi, quali modi e quali obiettivi siano efficaci per uno scopo altro, che non sia quello del mantenimento di un drappello di deputati e senatori “con diritto di tribuna”.

In conclusione, per tornare al punto di partenza di questo post, il comportamento della direzione di Sinistra Italiana secondo me va letto come in linea con questa analisi, per cui onestamente non posso che confermare il mio commento irritato. Anche perché onestamente, andando verso un altro governo di grande coalizione (e.g. Lega+M5S o addirittura PD+Forza Italia+Lega?), farebbe comodo averlo un progetto e sarebbe un atto rivoluzionario se i dirigenti di un partito di sinistra decidessero di organizzare ricomporre i conflitti sociali, piuttosto che i ceti politici.

 

Fosse un infiltrato sarebbe un genio

Non sono il tipo da puntare il dito (non e’ vero, lo faccio in continuazione), per cui la metto in forma di quiz:
  1. Ha eliminato le “Fabbriche di Nichi” nel 2011, ovvero una macchina rodata ed efficiente da campagna elettorale (e non solo), fatta fuori subito prima delle primarie di coalizione a cui partecipava Nichi Vendola.
  2. Ha partecipato (con Vendola, Ferrara e Migliore) alla scelta dei candidati in listino di SEL nel 2012. Meta’ di questi candidati ha poi cambiato casacca in favore del PD dopo circa un anno.
  3. Ha condotto direttamente i negoziati per la formazione della Lista Tsipras nel 2013, portando SEL ad essere l’unica componente tra le tre della lista a non avere un candidato eletto (ovvero nessuna forma di contrasto alla pugnalata alle spalle della Spinelli).
  4. Brevemente in commissione Cultura (2013-2015), in cui lavora ignorando il dipartimento corrispondente nel proprio stesso partito, e privandolo di ossigeno. In questo biennio il governo vara la odiatissima “Buona Scuola”, ma l’opposizione a sinistra e’ incredibilmente incapace di organizzare prima e di capitalizzare poi consensi tra gli scontenti, proporre alternative, farsi portavoce oltre la solita inutile politica di testimonianza.
  5. Coordina la lista LeU e le trattative per la distribuzione di seggi ipotetici tra le due componenti principali (MdP + SI). Al termine di queste trattative, i membri ex-PD ottengono una vasta sovra-rappresentanza rispetto alle indicazioni di voto. Il minuscolo risultato del 4 marzo 2018 ne da’ una chiara misura:Camera:
    Michela Rostan (MdP)
    Stefano Fassina (SI)
    Nico Stumpo (MdP)
    Pier Luigi Bersani (MdP)
    Rossella Muroni (indipendente – Legambiente)
    Nicola Fratoianni (SI)
    Federico Fornaro (MdP)
    Laura Boldrini (indipendente)
    Federico Conte (MdP)
    Luca Pastorino (Possibile)
    Giuseppina Occhionero (da una lista civica nel comune di Campomarino, CB)
    Roberto Speranza (MdP)
    Erasmo Palazzotto (SI)
    Guglielmo Epifani (MdP)
    Senato:
    Francesco Laforgia (MdP)
    Vasco Errani (MdP)
    Loredana De Petris (SI)
    Pietro Grasso (indipendente)
    Ovvero con un bacino di partenza di circa un milione di voti (tanti ne prese Lista Tsipras) e dopo aver preso esattamente un milione di voti, SI ha eletto 3 deputati e 1 senatore. MdP, con un bacino potenziale di… boh? Elegge 7 deputati e 2 senatori. Risultati importanti.

 

#IndovinaChi?

https://parlamento17.openpolis.it/parlamentare/fratoianni-nicola/498902
Si, lo ammetto sono prevenuto, non sopporto quelli che falliscono ripetutamente e restano in posizioni tali da poter continuare a prendere decisioni per gli altri.

A few notes on “Adults in the room”, by Yanis Varoufakis (and why it is important to read it).

Premise: Yannis Varoufakis was Finance minister in Greece for six months after Syriza won the national elections in January 2015. He was the spearhead of the bailout negotiations until he was forced to resign when his plan to restructure the debt was rejected by the EU and eventually by Alexis Tsipras’ Greek government cabinet.

If you are interested in European politics, this is a must-read. Yannis Varoufakis provides an insider view of those infamous months that, despite a bit of naïve self-portrait as spotless hero, is essential to have a picture of the complex economic and human dynamics that control today the European project in particular and the political-economic world in general. Actually, I suggest to read it even if you are interested in politics anywhere else. It doesn’t matter how much you think you already know about what happened during the worst months of the Greek crisis: the white rabbit hole always gets deeper than expected.

Here are my take home messages, which are in part motivated also by my personal (and of course way less dramatic and relevant) political experience in Italy.

  • Politics over economics, OR, nobody really cares about rational or optimal solutions. In his meetings and multilateral sessions, Varoufakis reports his gradual understanding that being “right” on economical-mathematical terms is almost completely irrelevant. His pledge for a plan that includes restructuring the debt is perfectly rational and many seem to agree with him on multiple occasions (e.g. Christine Lagarde, director of the IMF, is reported working with him on such hypothesis). However, a political decision is mainly grounded on ideology, which makes technical and economical non-viable plans become perfectly rational. Greece was considered as both a test-tube and a means to an end. The point was to crash a government that was looking for alternative policies and by doing so send a message to bigger economies (Spain, Italy and France) that no negotiation would be allowed, at any cost. The Greek economy was at best a casualty in a bigger conflict.
  • Winning alone is close to impossible, OR, how easy it is to develop a sieged mentality when you are in fact besieged. The Greek government looked for a solution almost anywhere in the world, hoping to find money to buy (!) them more time to negotiate. However, they were pressed by the German Government and Wolfgang Schauble (the German finance minister), meaning that (Varoufakis reports) even the Chinese government backed down from their proposed intervention in terms of Greek state bond acquisition. After knocking on all government doors, east and west, it became clear that no help would have been provided, because… see point 1. I am surprised though, it seems the Greek government never tried something else. Syriza was of course seen as a potential enemy by most governments in the EU, each worried that their own left-wing parties could win a future election and kick them out of office. Therefore why not trying to put pressure on these governments from within their own countries? E.g. why not pressuring the Spanish government with an alliance with Podemos? Why not trying to talk with the Linke (or maybe even the SPD) in Germany? I don’t think it would have worked easily, but once everything else failed, it seemed like a necessary step.
  • You are entitled to have allies, OR, you are not entitled to have friends. This keeps surprising me, despite the fact that even politicians that have been around the block a few times keep doing the same mistake, so why not Varoufakis, who came from an academic background? Politics is about power and interests, not friendship: those who want to help only because they have established a friendly relationship cannot be relied upon. They do flip if stronger powers or different interests make them. In Varoufakis account this happens multiple times on multiple fronts and he feels betrayed every time.
  • The world is full of happy stooges. The “eastern block” ultra-conservative governments in the EU are portrayed by Varoufakis as unable to express any thought that is not dictated by the German government, up to a point that it becomes almost comical when Shauble and Merkel find themselves disagreeing on key policies. Difficult to be surprised here. However I was a bit surprised by the southern block, which had in theory (rationality again!) all the reasons to help the Greek effort so to have more space for future negotiations of their own. Spain, Italy, Portugal are instead out of the picture. Even France, which could have been a strong player and initially seemed to take a lead, eventually backs down (on this matter the activism of Emmanuel Macron positively surprised me). Due to my perspective, I was avidly curious to know how (ir)relevant the Italian stance had been. Pier Carlo Padoan (Italian Finance minister at the time) is missing from the story with the exception of a couple of anecdotes. In an initial meeting, he suggests Varoufakis to do “like we did”, that is to say, to give away something important to appease Schauble. The Italian Government gave away the workers’ rights to show their good intentions. Because that’s what those rights were for: to prove a point. Finally, in discussing whether or not the Greek people should decide with a referendum on an agreed plan, Padoan is quoted stating candidly: “how could we expect normal people to understand such complex issues?”. Varoufakis is offended by the idea that the general population cannot be properly informed and decide, considering that this is the basis for any democracy. I agree with Varoufakis that Padoan is de facto proposing the end of a democracy, but I also look at this statement from the other perspective. There is something grotesque in a bunch of finance ministers perceiving themselves as some kind of super-humans who are part of the very few initiated in having a real grasp of such complicated matter. I mean, finance!? Seriously?

For those interested in a review:
https://www.theguardian.com/books/2017/may/15/adults-in-room-battle-europes-deep-establishment-yanis-varoufakis-review

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