Dove la porti tutta quell’acqua?

Nelle università italiane i precari vengono tenuti buoni in due modi: 1) promettendo loro un futuro migliore, un giorno se fanno tutto ciò che gli si dice nei momenti che contano e 2) escludendo chi non sia perfettamente organico, chi cerchi la propria strada autonomamente. Noi precari chiniamo la testa “sono fortunato: faccio un lavoro bellissimo e mi pagano!”, sperando che si tratti di un periodo, ma quel periodo diventa un decennio in un soffio e nel frattempo chi ha in mano quel destino pensa principalmente a tutelare se stesso e ciò che lo circonda, selezionando chi è particolarmente utile allo scopo.
Alla lunga il sistema collassa, ma se hai 60 anni e pensi di essere indispensabile, il tuo obiettivo è tutelare solo te stesso: dopo di te, il diluvio, quindi non importa quanto bravo/a possa essere chi c’è dopo. Certo, ci sono eccezioni, ma il punto è proprio questo: le eccezioni sono gli unici elementi positivi, la norma invece è quella suicida, che ha una prospettiva corta, che esclude invece di includere, che genera rabbia e sconforto, che sfrutta e non valorizza il lavoro migliore, che assegna tutte le responsabilità a chi non ha potere decisionale e sottrae responsabilità a chi ha potere.

SEL in questi giorni sta portando avanti una operazione assai simile: come nelle università, qualche eccezione c’è, come nelle università è il sistema di controllo del potere quello che va smontato, altrimenti c’è poco da fare.

Vendola ripete lo scherzetto che aveva fatto in Puglia nel 2010. Una volta si può sbagliare, la seconda si dimostra la propria incapacità e debolezza. L’operazione è particolarmente triste perché arriva da chi aveva promesso a più riprese rinnovamento di idee e metodi, “un nuovo vocabolario”. In ultima analisi tutto questo casino si risolve nella tutela di un po’ di ceto politico, contornato da alcune persone per bene che “agiscono la politica” con gli schemi di qualche decennio fa e qualche elemento della “società civile” (sui quali, prima di esprimere un giudizio, mi informo: in particolare sul rettore di Foggia… un rettore: di questi tempi, parto prevenuto).

“Dobbiamo essere responsabili e non protestare”, dobbiamo continuare a portare acqua. Dopotutto, non ci sono forse anche le primarie? Candidati che si mettono in gioco per un numero di posti ignoto (presumibilmente circa 50-70, a fronte dei 24 blindati nel listino), in due settimane! Mi chiedo quanti elettori informati riesca a mobilitare SEL e mi chiedo, se non ci riesce, che genere di scontro tra strutture territoriali ha in mente il partito?

Salvo eccezioni, come sopra. Per SEL ambivo a qualcosa di più che qualche lodevole eccezione.

NB: Sono oltre due anni ormai che collaboro al dipartimento SEL-Saperi e che contribuisco con i miei sforzi a quel progetto ambizioso che ha il nome di TILT. Tra meno di 10 giorni emigrerò, perché mi hanno offerto un contratto triennale a Londra, quindi questa non è una lamentatio personale, ma una considerazione su quanto sia doloroso andarsi a schiantare contro un muro di gomma e quanto sia difficile, a volte, rialzarsi.

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