Just saying…

(articolo scritto il 22 aprile 2013, online dal 18 giugno 2013)

La autoassolutaria analisi post voto effettuata dalla dirigenza SEL e molte delle mosse che in questi giorni si intuiscono dalle dichiarazioni a mezzo stampa ricordano un grottesco “Mission Accomplished!”.

Il dubbio è che la missione da compiere non fosse poi così chiara o che ad un certo punto ne sia subentrata un’altra caratterizzata di profilo più misero. Da qui quindi vogliamo partire: cercare di ricordare quale missione si fosse posta SEL, per capire se l’obiettivo sia statao raggiunto e per attribuire responsabilità pari al potere decisionale esercitato, un atto che in Italia e nelle dinamiche di partito sembra quasi rivoluzionario.

Questo era il nostro orizzonte condiviso, appena 2 anni fa:

Ma vincere che significa a sinistra? Significa sostituire un ceto dirigente con un altro? O significa costruire una interferenza attiva tra la politica e la vita per cui è la persona che oggi è collocata nell’area lavoro-mai che pensa di aver vinto perché forse si cambia pagina, si cambia prospettiva e ritorna una domanda di futuro che è stata negata, cancellata in questi anni! […] Noi ci battiamo per un mondo nuovo per cambiare la politica italiana e cambiare l’italia per far vivere nella politica il segno di una grande speranza!” (dal discorso di chiusura di Nichi Vendola)

Al di là della retorica, questi temi centrali si sono manifestati tanto nelle primarie quanto, con alterne fortune, nelle politiche delle successive amministrazioni: l’idea era quella di usare il mezzo delle primarie per imporre rinnovamento delle classi dirigenti, forzare tutto il corpo del centrosinistra ad adottare una agenda e delle politiche improntate ad un nuovo welfare, ampliare il coinvolgimento e la partecipazione -soprattutto delle generazioni più giovani-.

Qualcosa è andato storto nell’ultimo anno: a partire dal percorso delle primarie per il leader di coalizione, fino alla gestione delle liste SEL (diventate consolidamento delle strutture e impermeabili al rinnovamento di volti e temi), la successiva campagna elettorale e la gestione dei rapporti con reti ed associazioni, questo periodo segna la fine del valore di rottura che SEL aveva assunto nei confronti dell’establishment e un generale arretramento nel senso della sua missione.

Il coinvolgimento è diminuito, la spinta al cambiamento è stata assunta prima da Renzi come elemento anti-apparato e poi dal Movimento5Stelle. SEL invece si è ritagliata un ruolo via via più marginale, guidata dalla paura di fallire il nuovo più concreto obiettivo di “rientrare in Parlamento”, un obiettivo che, quando non perseguito come fine strumentale, diventa banale tutela di una pezzo di ceto politico residuale e prefigura un ruolo di politica testimoniale. Ovvero, esattamente quello che si voleva evitare.

A chi oggi propone una critica viene rivolta l’accusa di proteggere degli interessi personali. Ci vuole del coraggio o scarso senso del ridicolo ad usare questo argomento: tutte le campagne dal 2010 in poi sono state basate sull’assunto che vi erano dei “sepolcri imbiancati” che per basso calcolo politicista ostacolavano il cambiamento opponendosi di fatto a quelle figure che lo rappresentavano. E’ ironico pensare che oggi chi ha lottato con successo in questa direzione favorendo politiche di sinistra e ampia partecipazione stia maldestramente tentando di imbiancare il sepolcro che si è creato per renderlo più piacevole alla vista. La realtà è che sono interessi personali, ma vanno intesi in senso ampio, nel senso della nostra vita vissuta in un Paese che ha smesso di fornire opportunità di lavoro dignitose ormai da molti anni.

Siamo quindi nelle secche: la nave che doveva prendere il largo (per restare nelle metafore spesso usate nel primo congresso) si è arresa al piccolo cabotaggio e la attuale -ipotetica?- fuga verso un PD esausto e con poche idee o verso un altro soggetto ipotetico di cui non si capiscono i confini, non lascia presagire un percorso correttivo per il futuro. Persa la missione per cui il partito era nato, ogni alchimia diventa possibile.


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