- Le modifiche proposte sono pasticciate e poco chiare (qui un confronto tra Costituzione attuale e Costituzione post-riforma: le modifiche all’articolo 70 sono ormai famose, ma non sono le uniche). In particolare, modificando le funzioni di Camera e Senato con percorsi legislativi multipli non ben definiti, si rischia di compromettere la capacità di legiferare del Parlamento senza che questo rischio sia bilanciato da alcun vantaggio di natura pratica o teorica. Anche il tentativo di ottenere un premierato forte mi spaventa poco, proprio a causa della intrinseca confusione con cui è scritta la riforma. Paradossalmente questa costituirebbe una protezione parziale in scenari probabili di combinato con legge elettorale distorsiva della rappresentanza, come l’Italicum. La Costituzione deve prendere in considerazione l’eventualità di futuri governi populisti in Italia, una difesa derivata dalla confusione non sarebbe affatto ottimale, ma mi pare permetta di mettere in secondo piano il problema delle derive autoritarie.
- I problemi economici e sociali italiani sono tutti di natura politica e non istituzionale. Cercare di risolverli con una modifica dell’assetto istituzionale è formalmente sbagliato, oltre che necessariamente fallimentare.
- Anche se nel merito la riforma fosse valida (e per i due punti precedenti non lo è), il metodo con cui è stata proposta è complessivamente deleterio per la coesione sociale. La maggioranza ha imposto la riforma sulla base di accordi interni, ignorando la ricerca di un accordo con le opposizioni o con la cosiddetta società civile, entrambe sarebbero state necessarie non trattandosi di una semplice legge ordinaria. A peggiorare le cose, il Parlamento che ha votato favorevolmente la riforma a maggioranza è tecnicamente delegittimato in quanto eletto con legge elettorale dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Anche qui, non trattandosi di legge ordinaria, la modalità con cui è costituita la rappresentanza del popolo nel Parlamento deve essere tenuta in considerazione. Esempi recenti di tentativi di modifiche costituzionali compiute a maggioranza (penso ad Egitto e Turchia) avrebbero dovuto far riflettere.
Tre punti semplici che mi spingeranno a votare NO da emigrato, avendo a cuore il futuro del mio odiato/amato Paese.
Tutto ciò premesso, non disprezzo o insulto chi deciderà (sbagliando) di votare SI, spinta/o da valutazioni diverse. Mi fanno invece incazzare i tifosi di entrambe le parti, quelli che riducono un fatto cosi rilevante come la modifica della Carta Costituzionale ad una gara di purezza propria e tossicità altrui. Il problema non sono le emozioni o l’aggressività in sé, ma una scelta ideologica di fondo. La sinistra deve formare il popolo e fornire strumenti volti a scelte ragionate, anche emotive e aggressive, ma mai irrazionali o personalistiche e soprattutto mai basate su atti di fiducia verso un capo. Lo sfruttamento delle reazioni “di pancia” e della rabbia sociale cieca contro una fazione “altra”, vista come inquinante della società, è tipico della destra populista o cosiddetta sociale. A questa destra si porta acqua con una campagna da tifosi, a prescindere dalle intenzioni.
PS per concludere, qui un vademecum più ragionato, ma comunque molto semplice, realizzato da Libertà e Giustizia: http://www.libertaegiustizia.it/2016/07/01/y/