D-Day 2014: #Spinelli forever

E’ da poche ore passato il settantesimo anniversario dello sbarco in normandia. Il 6 giugno 1944 le truppe alleate danno inizio all’operazione Overlord, il giorno più lungo, il Decision Day per eccellenza (D-Day, appunto).

Per il 6 giugno 2014 era annunciata un’altra decisione, una di quelle che a distanza di settantanni non ricorderà nessuno , ma non per questo è meno interessante oggi, soprattutto per leggere le dinamiche italiane.

Da due settimane gli elettori della Lista Tsipras (un milione di voti abbondanti, mitico 4,03%) attendono la decisione di Barbara Spinelli: rinuncerà al seggio come promesso? Se accetterà, di quale candidato prenderà il posto? Farà decidere ad un sorteggio?

C’è chi pensa che il calcolo sia razionale e la decisione sia stata rimandata con uno scopo chiaro, un “golpetto” a sinistra, per dirla con Giuseppe Di Caterino. L’ipotesi renderebbe questa attesa parte di un piano fallimentare, ma pur sempre un piano.

Penso che in realtà le cose non stiano così. Il fatto è che non credo ci sia alcun piano. Penso che la Spinelli davvero non sia in grado di prendere una decisione. Lo penso perché in fondo è una situazione tipica: quanti di noi nel pubblico o nel privato hanno a che fare con un capo, magari prossimo alla pensione, fondamentalmente incapace di prendere decisioni, inconsapevole del mondo esterno, e che fa di tutto per evitare cambiamenti di ogni genere perché li considera rischiosi?

Quante di queste persone bloccano ogni iniziativa di cui non possano seguire ogni singolo passo e assumersi ogni eventuale onore, delegando ad altri tutti gli oneri? Quanti trentenni -o giù di lì- hanno presentato progetti di sviluppo e sono stati rimandati alla propria scrivania (o altro) con fare anche bonario: “sei giovane, non sai come funziona, lascia fare a chi ha esperienza”? D’altra parte non c’è da fargliene una colpa: tutti noi facciamo affidamento sugli strumenti che abbiamo acquisito nel nostro periodo formativo per interpretare il mondo. Il punto è che se gli strumenti sono stati acquisiti 30-40 anni fa, rischiano di non essere più molto validi.

Questa è l’Italia e quello appena descritto è uno dei motivi per cui il Paese va a rotoli.

Sono emigrato da un anno e mezzo e il grande cambiamento di essere stato immediatamente responsabilizzato dandomi potere decisionale fa la vera differenza nel mio lavoro. Mie le decisioni, mie le responsabilità, rischi condivisi nel gruppo (entro certi limiti), persone con più esperienza a mia disposizione nel darmi consigli, ma mai nel vincolarmi.

Questo è un modo per andare avanti. Un altro è quello della Spinelli e degli altri “Garanti” che pare la stiano aiutando in questa operazione. Il metodo di chi sgomita e colpisce sotto la cintura partendo da una posizione di vantaggio.

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Corriere-della-Sera-7-giugno-1944

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