More of the same, no more!

(per una rapida analisi del voto: http://www.nytimes.com/interactive/2016/02/02/us/iowa-results-analysis.html)

Con il voto in New Hampshire alle porte (ma perché votano di martedì?!), qualche commento sulle primarie, nella presunzione che la mia breve (un mese) permanenza a Dallas, Texas, mi permetta una prospettiva diversa da quella di chi si trova nella decadente EU.

Penso che uno dei punti che determinerà la vittoria dei candidati in queste primarie debba essere cercato nella loro capacità di proporre politiche ed essere percepiti come “esterni” all’assetto politico e di potere esistente. Bernie Sanders è un ottimo esempio in questo senso di come l’essere “esterni” abbia poco a che vedere con quello che noi definiremmo in italia come essere o meno “politico di professione”. Bernie infatti ha una storia pluridecennale di attivita’ politica e presenza in Senato, ma e’ entrato ufficialmente nel partito democratico solo di recente. In precedenza e’ stato eletto come indipendente, con i voti degli elettori del partito democratico, ma contro i candidati del partito stesso.

Lo stesso fenomeno si può leggere nei candidati di destra, con Trump (in teoria “super partes” fino a queste elezioni, addirittura ex sponsor della Clinton in passato) e Cruz (vicino al Tea party, minoranza di estrema destra mal digerita nel e dal partito repubblicano) ai primi posti nelle elezioni in Iowa, al contrario di Jeb Bush (rappresentante di nome e di fatto dell’establishment) che fa ancora molta fatica ad emergere.

In parte si tratta di un fenomeno di polarizzazione e radicalizzazione sia a destra che a sinistra, legato al periodo di crisi economica. Ma mi pare che come spiegazione non sia sufficiente e ci sia una componente psicologica che dovrebbe essere tenuta in considerazione. C’è un pattern emotivo, riconoscibile a livello internazionale, che si può riassumere nel generale desiderio di sganciarsi da chi è riconosciuto come causa del deterioramento delle condizioni nella società. Negli USA, le politiche Keynesiane di Obama sono state sicuramente molto più efficaci nel rilancio dell’economia, se paragonate alle disastrose ricette basate sull’austerity europee, ma la distribuzione della ricchezza in partenza era e resta enormemente più asimmetrica di quella che si trova generalmente in Europa. Fa impressione la semplice statistica che almeno un quinto dei minorenni in 38 su 50 stati siano “food-insecure” (ovvero non sanno se oggi riusciranno a mangiare qualcosa).

L’erosione della larghissima classe media un tempo motore dell’economia USA ha raggiunto e presumibilmente superato, i livelli di insostenibilità economica con l’inizio della crisi nel 2008. Questi elettori sono ancora alla ricerca di una alternativa, dopo aver aderito otto anni fa alla visione di “cambiamento” proposta da Obama.
Ovviamente le prospettive non sono necessariamente positive: la classe media impoverita o a rischio impoverimento è anzi molto spesso guidata dalla paura e si rivolge a destra, assegnando le responsabilità della propria condizione a cause “esterne” (immigrati, Paesi terzi, terroristi che minacciano lo stile di vita… in Europa la sempre presente UE ecc.). In altri casi, SE gli anticorpi dell’antifascismo sono presenti e SE la sinistra propone una visione alternativa individuando in un nemico interno la causa del male (struttura economica, potere della finanza, distribuzione della ricchezza ecc.), si puo’ riuscire a coinvogliare il voto a sinistra.

In entrambi i casi si tratta però di un voto altamente volatile: elettori disposti a cambiare molto rapidamente preferenze da destra a sinistra o viceversa, in funzione di un unico asse rappresentato da questa vera o presunta diversità e alterità. E’ necessaria una analisi più complessa, che richiede tempi ed energie elevati, per riuscire a strutturare questo pensiero emotivo e consolidarlo in una rappresentazione del mondo o della società che possa diventare più duratura nel tempo. In mancanza di questo, il vento soffia e -molti tra- gli elettori si orientano di conseguenza.

Does this ring a bell? Lo stesso fenomeno si è verificato in UK con l’elezione di Corbyn, in Spagna con Podemos, in Grecia con Syriza e ovviamente in Italia lo vediamo ripetersi da anni, per il semplice motivo che l’Italia è in crisi da almeno due decenni. E’ allora interessante chiedersi perché, almeno a partire dal il 2011 questa tendenza si sia diretta quasi unicamente a destra, con il caos del Movimento 5 Stelle (stelle non danzanti), la fuffa giovanilista/liberista di Renzi, e con la xenofobia aggressiva di Salvini.

Dov’è la sinistra italiana in questo quadro? Mi pare che il problema sia che la leadership in particolare sia percepita (con buone ragioni) come esterna all’establishment unicamente per mancanza di capacità ed opportunità. Come dire che i gli esponenti della classe politica “a sinistra” vorrebbero far parte dell’establishment, e quando possono ne fanno effettivamente parte. Spesso però sono troppo marginali per riuscirci. Il danno è che questa “leadership” (che andava mandata in pensione anni fa) è sovrapposta alla intera sinistra come categoria astratta, che quindi non riesce a trovare spazio per emergere.

PS, Noi immigrati USA senza cittadinanza (the Legal Aliens!), non possiamo contribuire economicamente alla campagna di Bernie Sanders neppure con la donazione minima di 3$. Giusto per far notare l’asimmetria, una corporation internazionale può invece dirottare fondi illimitati verso un qualsiasi candidato, purché la stessa corporation abbia sede legale in USA, e a prescindere da dove derivino i fondi.
Long story short, i non cittadini non possono fare donazioni, ma volendo, possono comprare il merchandising, come per un qualsiasi negozio. Get your mug!
https://store.berniesanders.com/

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